Non è possibile parlare del 25 aprile senza chiarire cosa fu la Resistenza in Italia.
Dopo il 25 luglio del 1943, l'Italia si trovò drammaticamente tagliata in due: al sud si formò il governo Badoglio nato dalla caduta di Mussolini e appoggiato dagli Alleati anglo-americani; nel nord i fascisti fedeli a Mussolini crearono la Repubblica Sociale Italiana sostenuta dalle truppe tedesche.
I repubblichini (così vennero chiamati i sostenitori della Repubblica di Salò) furono particolarmente spietati contro gli ebrei e i partigiani, che cominciarono ad operare in modo sempre più organizzato e strutturato.
Nell'autunno del 1943 il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) chiama tutti gli italiani alla lotta contro tedeschi e repubblichini: è la data di nascita ufficiale della Resistenza.
Nonostante le recenti riletture, gli storici sono pressoché concordi nel riconoscere alla Resistenza la valenza di espressione di volontà di riscatto dal fascismo e, al contempo, di difesa dell'Italia dall'aggressione tedesca dopo la caduta del regime fascista.
Claudio Pavone, uno dei più importanti storici della resistenza, osserva:
«Affermare che la Resistenza è anche guerra civile […] significa sforzarsi di comprendere come i tre aspetti della lotta – patriottica, civile, di classe –, analiticamente distinguibili, abbiano spesso convissuto negli stessi soggetti individuali o collettivi»
(da Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità della Resistenza).
Proprio l'aspetto della lotta di classe, intesa come possibiltà di sovvertire non solo il fascismo ma anche l'ordine sociale, era particolarmente sentito da numerosi combattenti, che in parte criticarono aspramente la cosiddetta "svolta di Salerno" compiuta da Togliatti.
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