Il nome del Blog nasce da una canzone dei Nomadi che è il mio gruppo preferito

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sono Claudio e vi do il benvenuto sul mio Blog

mercoledì 28 gennaio 2009

No alla violenza

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No alla violenza
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(Mahatma Gandhi)

Mi oppongo alla violenza perché, anche quando pare apportare il bene, si tratta solo di un bene temporaneo, mentre il male che arreca è permanente.

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martedì 27 gennaio 2009

Per Non Dimenticare

Il 27 gennaio 1945 l'Armata Rossa apriva i cancelli di Auschwitz-Birkenau, il campo di sterminio che incarna e simboleggia l'orrore della Shoah. Ogni 27 gennaio è dunque il Giorno della Memoria, in cui si chiede al pianeta di ricordare pubblicamente o in privato lo sterminio degli ebrei e tutti gli altri genocidi. Perché certe tragiche follie non si ripetano. Mai più

Non dire non posso

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Non dire non posso
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(Monaco nel mondo)

È una parola che pronunciamo con troppa leggerezza.
È una parola micidiale.
È una parola che spesso liquida i problemi senza lasciarceli neppure affrontare.
È una parola che molto spesso uccide la nostra carità.
Ho ricevuto una lettera da un lebbrosario: è di una nostra sorella che vive tra i lebbrosi.
Scriveva:
"Oggi ho avuto tanta forza da una scena che Dio mi ha messo sotto gli occhi: ho visto un povero lebbroso che non camminava più, un lebbroso che si trascinava senza gambe. L'ho visto aiutare un bambino poliomielitico a camminare. Il piccolo era aggrappato alle sue spalle e lui si trascinava carponi intorno alla capanna per farlo camminare. La scena mi ha fatto piangere".
Ha commosso anche me e ho chiesto perdono a Dio per tutte le volte che davanti ad una carità ho detto: non posso.
Ci siamo tanto abituati a quelle due parole che le portiamo in noi costantemente. È un cliché preparato al nostro egoismo.
Quando è che in realtà "non possiamo"?
Se non possiamo fare noi, possiamo almeno trovare chi farà per noi.
se non possiamo fare oggni, possiamo fare domani.
Se non possiamo fare tutto, possiamo almeno fare qualcosa.
È tremendo dire: non posso!
È una ghigliottina della carità cristiana.
Bisogna bandire quelle parole.
Quando non posso veramente, posso almeno calarmi nel bisogno del fratello e versare una lacrima con lui.

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venerdì 23 gennaio 2009

Formiche - Preghiera della sera

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Formiche - Preghiera della sera
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(personale)

Ti ringrazio, Signore
della vita che oggi
mi hai dato di vivere.
E' stato un Tuo
inesplicabile dono.
Noi, non siamo
che minuscole formiche;
granelli, che camminano solo
se Tu vi soffi sopra
il Tuo alito di Vita.
Se Tu, Signore,
smettessi di soffiare,
noi smetteremmo
di camminare.

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lunedì 12 gennaio 2009

La mano

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La mano
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(Bruno Ferrero, Cerchi nell'acqua, Elle Di Ci)

Un bambino aveva fatto la spesa per la mamma.
Era stato preciso e attento.
Il droghiere, per premiarlo, prese da uno scaffale una grossa scatola di caramelle, l'aprì e la presentò al bambino.
"Prendi piccolo!".
Il bambino prese una caramella, ma il droghiere lo incoraggiò:
"Prendi tutte quelle che ti stanno in mano".
Il bambino lo guardò con i suoi grandi occhi.
"Oh... allora, prendile tu per me!"
"Perché?".
"Perché tu hai la mano più grande!".

Quando preghiamo, non misuriamo le nostre domande con la piccolezza della nostra fede. Ci ricordiamo semplicemente che la mano di Dio è più grande.

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sabato 10 gennaio 2009

Il cappellino

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Il cappellino
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(Fonte non specificata)

"Se non me lo lasci fare non potrò andare a scuola! Mi vergognerei troppo... È terribilmente importante, mamma!".
Elena scoppiò a piangere. Era la sua arma più efficace.
"Uffa', fa' come vuoi..." brontolò la madre, sbattendo il cucchiaino nel lavello.
"Sembrerai un mostro. Peggio per te!".
In altre 23 famiglie stava avvenendo una scenetta più o meno simile.
Erano i ragazzi della Seconda B della Scuola Media "Carlo Alberto di Savoia".
Per quel giorno avevano preso una decisione importante.
Ma gli allievi della Seconda B erano 25.
In effetti, solo nella venticinquesima famiglia, le cose stavano andando in un modo diverso.
Elisabetta era un concentrato di apprensione, la mamma e il papà cercavano di incoraggiarla.
Era la quindicesima volta che la ragazzina correva a guardarsi allo specchio.
"Mi prenderanno in giro, lo so. Pensa a Marisa che non mi sopporta o a Paolo che mi chiama canna da pesca! Non aspetteranno altro!".
Grossi lacrimoni salati ricominciarono a scorrere sulle guance della ragazzina.
Cercò di sistemarsi il cappellino sportivo che le stava un po' largo.
Il papà la guardò con la sua aria tranquilla:
"Coraggio Elisabetta. Ti ricresceranno presto. Stai reagendo molto bene alla cura e fra qualche mese starai benissimo".
"Sì, ma guarda!". Elisabetta indicò con aria affranta la sua testa che si rifletteva nello specchio, lucida e rosea.
La cura contro il tumore che l'aveva colpita due mesi prima le aveva fatto cadere tutti i capelli. La mamma la abbracciò: "Forza Elisabetta! Si abitueranno presto, vedrai...".
Elisabetta tirò su con il naso, si infilò il cappellino, prese lo zainetto e si avviò.
Davanti alla porta della Seconda B, il cuore le martellava forte.
Chiuse gli occhi ed entrò.
Quando riaprì gli occhi per cercare il suo banco, vide qualcosa di strano.
Tutti, ma proprio tutti, i suoi compagni avevano un cappellino in testa!
Si voltarono verso di lei e sorridendo si tolsero il cappello esclamando:
"Bentornata Elisabetta! ".
Erano tutti rasati a zero, anche Marisa così fiera dei suoi riccioli,
anche Paolo, anche Elena e Giangi e Francesca... Tutti! Ma proprio tutti!
Si alzarono e abbracciarono Elisabetta che non sapeva se piangere o ridere e mormorava soltanto: "Grazie...".
Dalla cattedra, sorrideva anche il professor Donati, che non si era rasato i capelli, semplicemente perché era pelato di suo e aveva la testa come una palla da biliardo.

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sabato 3 gennaio 2009

Irripetibili

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Irripetibili
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(Kahlil Gibran, Le parole non dette)

Alcuni di noi sono come l'inchiostro,
altri come la carta.
E se non fosse
per il nero di quelli,
qualcuno tra noi sarebbe muto;
e se non fosse per il bianco di questi,
qualcuno tra noi sarebbe cieco.
Se ci fossero due uomini uguali,
il mondo
non sarebbe grande abbastanza
da contenerli.

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giovedì 1 gennaio 2009

Dio, artista delle nostre vite

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Dio, artista delle nostre vite
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(Edith Stein)

Il Signore guida ciascuno
per la propria strada,
e ciò che chiamiamo "destino"
è l'opera sua d'artista, dell'artista divino
che si prepara la materia
e la forma per diverse vie:
con lievi tocchi di dita
ma anche a colpi di scalpello.
Non è materia inerte quella che Dio lavora.
La sua più grande gioia di creatore
è che nasce la vita sotto la sua mano,
che vita gli sgorga incontro,
quella vita che vi ha posto dentro egli stesso
e che ora dal di dentro risponde
ai tocchi lievi delle dita,
ai colpi di scalpello.
È così che collaboriamo
alla sua opera d'artista.

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