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giovedì 14 giugno 2007

Mozia leggete ma andate a visitarla

Mozia

Per conoscere le origini di Mozia bisogna risalire all'VIII secolo a.C., quando un gruppo di fenici, provenienti da Tiro, fondarono una colonia nell'isoletta dello Stagnone e la chiamarono appunto Mozia


Questa parola lingua semitica significa "filanda". Sull'isola, infatti, i fenici producevano manufatti tessili che poi commerciavano. Questa attività in poco tempo rese la città florida e rinomata in tutto il mediterraneo.

Per un paio di secoli, la vita dell'isola si svolse serenamente, ma, a partire dal VIsecolo a.C. i Greci di Sicilia cominciarono ad insidiare il dominio commerciale fenicio-punico nel Mediterraneo. Per proteggersi dal pericolo i moziesi fortificarono l'isola con alte mura, torri, robuste porte e accettarono la protezione della flotta cartaginese

Nonostante queste precauzioni, quando nel 397 a.c. il sinistro tiranno di Siracusa attaccò l'isola con 700 navi e più di 100.000 soldati, l'isola venne distrutta ed incendiata e gli abitanti barbaramente trucidati.


Da quel momento Mozia venne dimenticata.


Nel 1101 alcuni monaci eressero qui un convento dedicato al loro Santo protettore: S. Pantaleo. Da qui il nome con il quale l'isola venne per alcuni secoli conosciuta, fin quando Giuseppe Whitaker non la scoprì valorizzandone l'ingente patrimonio storico e archeologico.

Giuseppe Pipla Whitaker, grande appassionato d'archeologia, acquistò l'isola nel 1906 ed iniziò gli scavi. Nel 1927, a conclusione dei lavori, pubblicò un volume intitolato " Mothia, a Phoeniciancolonyin Sicily" nel quale riportava le varie fasi degli scavi ed elencava i numerosi ritrovamenti.

Per seguire da vicino i lavori di scavo fece costruire sull'isola una villa che oggi è sede del museo a lui intitolato

Alla morte di Pipla figlia Delia ereditò Mozia insieme ad un ingente patrimonio.

Oggi l'isola appartiene alla fondazione G. Whitaker che ha sede a Villa Malfitano a Palermo.

Una delle attrazioni principali della splendida isola di Mozia è la statua marmorea di un giovane, comunemente nota come il "Giovanetto di Mozia". Dagli studiosi che ad essa si sono interessati è stata definita come la "statua dei misteri", proprio perché misteriosi sono la sua origine, la sua rappresentazione simbolica, lo stile artistico e il secolo in cui la si possa collocare.

Alla scoperta del giovine di Mozia



Il Misterioso insieme è il fatto che si tratti di un reperto greco rinvenuto in una provincia punica.

Ciò, infatti, ha destato molto stupore negli archeologi almomento del suo ritrovamento, il 31 ottobre 1979.

A prima vista potrebbe sembrare una uriga per via della tunica di garza a piegoline verticali e parallele, stretta alpetto, all'altezza dellosterno, daunafascia. Ma varie sono le ipotesi: sufeta, atleta vincitore e persino dio.

Parecchie difficoltà sono sorte riguardo al secolo e dallo stile artistico del manufatto. Appartiene probabilmente alla fase dell'arte greca che va da l470 al 448 a.C.


IL MUSEO

Il museo, dedicato a Giuseppe Whitaker, ospita i reperti più importanti ritrovati durante gli scavi, oltre al plastico di tutta l'isola

LA VITA NELL'ISOLA OGGI


Ai nostri giorni l'isola è abitata solamente dai guardiani che durante la notte sorvegliano onde evitare saccheggi o vandalismo da parte di persone esterne.

Durante il giorno invece la si può visitare raggiungendola in pochi minuti con un traghetto .

PAESAGGIO & NATURA


Il paesaggio che ci troviamo davanti quando arriviamo è spettacolare perché non ha subito modifiche di alcun genere, infatti le uniche costruzioni contemporanee sono state il museo e poche case attorno ad esso in modo da mantenere il luogo tale e quale a 2500 anni fa. Un sentiero però permette di effettuare il periplo dell'isola e di scoprire i resti della città fenicia percorribile in 1 h e 30 min circa.


Fino al 1971 si poteva raggiungere l'isola anche a bordo di un carretto trainato da un cavallo lungo il tracciato di una strada fenicia che collega l'isola alla terraferma.


Dato che la strada si trova appena sotto il pelo dell'acqua si aveva la strana sensazione che il carretto "camminasse sull'acqua". Era questo il mezzo più comune per il trasporto dell'uva Grillo coltivata sull'isola dal XIX sec, ed utilizzata per la produzione del Marsala. Si giunge in prossimità dell'isola accolti da una profusione di profumi e di colori: la vegetazione, di tipo mediterraneo, è rigogliosissima soprattutto in primavera





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