6 agosto 1945, ore 8.15
una bomba atomica sganciata su Hiroshima distrugge la città e provoca 140.000 morti.
9 agosto 1945, ore 11
una seconda bomba devasta la città di Nagasaki: 70.000 morti.
Ricordiamo e rinnoviamo l’impegno per un mondo libero da armi nucleari
Perché fare memoria di Hiroshima e Nagasaki?
Sono passati 62 anni. I sopravvissuti - gli Hibakusha - che nel 1945 erano già abbastanza grandi da poterci oggi raccontare ciò che è successo, sono ormai vecchi, molto vecchi, quasi tutti morti per le conseguenze di quel bombardamento. I morti immediati furono 140.000 a Hiroshima e 70.000 a Nagasaki. Ma nel corso dei decenni nessuno è stato in grado di tenere la macabra contabilità delle centinaia di migliaia di persone che hanno sofferto e sono morte per le conseguenze, al rallentatore, della radioattività. Coloro che rimangono, però, sono più attivi che mai. Anche Seiko Ikeda, sopravvissuta che fu con noi due anni fa, continua a ripetere: “Prima di morire voglio vedere un mondo che ha messo al bando ed eliminato tutte le bombe atomiche. Solo così potrò riposare in pace.”
E invece il nucleare militare riprende energia. Gli USA e la Russia stanno producendo nuovi ordigni nucleari. La Gran Bretagna vuole varare un costosissimo programma di ammodernamento dei suoi micidiali sottomarini nucleari Trident: ciascuno di essi già oggi possiede una capacità distruttiva di 640 volte la bomba che distrusse Hiroshima. Il neo-presidente francese Sarkozy rilancia il ruolo strategico della “force de frappe” nucleare. E la Cina sperimenta nuovi missili intercontinentali capaci di caricare testate atomiche.
Gli Stati ufficialmente nucleari, con il Trattato di Non Proliferazione nucleare, si erano impegnati a smantellare i propri arsenali. Tutti gli altri a non produrre né acquisire in alcun modo armi nucleari. Oggi invece siamo in piena proliferazione. Abbiamo sentito molto parlare di Corea del Nord e di Iran, ma nessuno che ricordi mai che anche le Potenze nucleari si sono assunte un impegno che non stanno rispettando.
Il Segretario Generale uscente delle Nazioni Unite, Kofi Annan, in uno dei suoi ultimi discorsi, affermò: “Le Potenze nucleari esigono che la priorità sia data alla lotta contro la proliferazione; gli altri Stati invece chiedono che si cominci con il disarmo degli Stati nucleari. Ciascuno chiede che siano gli altri ad agire per primi. In questo modo ci troviamo come su un grande aereo, senza alcun pilota ai comandi, diretti a velocità supersonica verso il disastro”.
E Karl Blix, nelle conclusioni del suo rappporto sulle armi di distruzione di massa, afferma: “Finché anche una sola arma nucleare continuerà a svolgere un ruolo importante nella strategia militare di una qualche potenza, tutti gli altri Stati ne vorranno possedere”. L’unico vero strumento in grado di garantire la non proliferazione è il disarmo.
Quest’anno abbiamo scelto Vicenza come luogo simbolo per fare memoria delle vittime e della drammatica attualità di Hiroshima. Non perché a Vicenza ci siano bombe atomiche, ma perché Vicenza con la nuova base si configura come il pilastro, e al contempo l’avamposto, delle strategie della guerra preventiva. Si corre il rischio che l’Italia rinunci ai valori della sua Costituzione, ai valori della Resistenza su cui si fonda, sposando e diventando complice della guerra preventiva globale. La Repubblica italiana ha come fondamento costitutivo, a meno di snaturarne totalmente la storia, la cultura e la coscienza, il ripudio della guerra e l’affermazione del diritto internazionale che rende la guerra degli Stati illegale.
Cosa succederebbe se, trovandoci di fronte ad un nemico considerato invincibile, passasse di nuovo l’idea terribile che ogni arma è lecita, persino quella che può portare alla distruzione dell’intera umanità?
Per questo da Vicenza vorremmo lanciare in positivo un altro messaggio per “Un futuro senza atomiche”, con una proposta di Legge d’iniziativa popolare per dichiarare l’Italia un paese libero da armi nucleari. Permettendo la presenza di 90 bombe atomiche sul territorio italiano, noi per primi siamo in violazione degli obblighi internazionali. Come chiede in quell’appello accorato Kofi Annan, vogliamo che l’Italia agisca per prima, rimediando ai suoi errori. Solo così sarà possibile chiedere con maggior forza e determinazione anche agli altri di rispettare i loro obblighi. Faremo il primo passo verso un mondo finalmente libero da armi nucleari.